23 apr 2020

Intervista tratta dal sito MarioMonfrecola.it

“Il cibo trova sempre coloro che amano cucinare“

 

 

 

Alcuni anni fa intervistai Antonio Prestieri, l’ideatore ed ispiratore di Fight Eat Club, il primo portale dedicato alle sfide tra cuochi amatoriali.

A distanza di quasi tre anni, lo contatto per verificare, al tempo del coronavirus, come si è evoluto il suo progetto e come i suoi FighterChef (cuochi amatoriali) vivono questo momento di crisi sanitaria.
Dopotutto, Fight Eat Club nasce in Lombardia, la regione, oggi, tristemente nota alle cronache per l’altissimo numero di contagiati Covid-19.

 

Intervista ad Antonio Prestieri, artista poliedrico

L’Istrionico Antonio Prestieri è una persona poliedrica.
Tra le sue diverse passioni annoto la scrittura, cucinare, il marketing, l’astronomia e l’amore.
Quando nel 2017 lancia Fight Eat Club sul mercato, raggiunge un obiettivo: unire alcune delle sue passioni in un solo progetto.

Lo intervisto in videoconferenza, per capire a che punto è giunto il suo progetto (dallo sguardo che intravedo via webcam, osservo con piacere che Antonio conserva, nonostante il difficile momento, il suo spirito sarcastico).

 

Fight Eat Club, Antonio Prestieri a cena con i nuovi soci

«Con l’anno nuovo, è cambiato l’assetto societario»

D: Antonio, ci siamo incontrati a metà del 2017, quando avevi appena lanciato Fight Eat Club, una start up innovativa.
Come stai? E come sta la tua start up?
R: Ciao Mario, ricordo ancora con affetto quella intervista.
Questo, almeno, è ciò che l’appunto della mia segretaria dice!
A parte gli scherzi, sto bene anche se accerchiato da mille preoccupazioni.
Fight Eat Club ha vissuto alti e bassi.
In Italia, fattori di successo di una start up sono direttamente proporzionali dalla capacità dei soci a spalare “cacca” nella stessa direzione.
Così, con l’anno nuovo, l’assetto societario ha trovato nuove forze, lasciando libere le risorse stanche di sporcarsi.

D: Quindi come sta Fight Eat Club?
R: Adesso bene.
Perché i nuovi soci hanno portato una nuova carica professionale e ciò che da tempo era in cantiere sta finalmente trovando la luce.

Professione Food, da unidea di Antonio Prestieri

«Il Club dei Produttori e Professione Food: le due nuove costole di Fight Eat Club»

D: Antonio, spiegaci meglio.
R: In questi anni abbiamo dato uno spazio “democratico” a tutti i cuochi amatoriali vogliosi di mostrare il loro talento in cucina.
Abbiamo lanciato Cuochi in Piazza, una sfida culinaria dal vivo in splendide piazze italiane con squadre create virtualmente su Fight Eat Club.
Abbiamo avvicinato il cibo ai motori, con Cuochi&Motori, e ampliato il format creato nel 2018, Sfide al Ristorante, in cui i nostri cuochi amatoriali realizzano le loro ricette in una vera cucina professionale.
Ma, il mio obiettivo, era di permettere agli appassionati del food e all’eccellenze enogastronomiche italiane di uscire dall’arretratezza digitale del nostro Paese.
Ancora oggi siamo definiti un Paese sottosviluppato a livello digital, ultimo in Europa, nonostante crescita del mercato sempre a due cifre, per numero di aziende con e-commerce, profili social, ecc.
Non ho mai accettato che multinazionali estere, in questo settore, potessero conquistare il mercato italiano.
Così abbiamo rotto gli indugi e lanciato le due costole di Fight Eat Club: Club dei Produttori e Professione Food.

 

 

Club dei Produttori, in difesa dei made in Italy

 

 

 

D: Antonio, quale finalità ha il Club dei Produttori?
R: Il Club dei Produttori è nato per permette alle imprese agricole italiane (che non hanno neppure un e-commerce o, addirittura, un profilo aziendale sui social network), di avere un pass in questo mondo digitale.
In questi anni, a qualunque fiera del settore enogastronomico partecipassi, il dato empirico era sconfortante: quasi l’80% delle aziende con produzioni agricole d’eccellenza, non aveva un e-commerce!
“Mi giri una mail e le invio il prodotto”, mi dicevano in molti.
Oppure “Ci stiamo pensando, entro un anno ci sarà…”
Il peggio era che, quando partecipavo a delle fiere internazionali, il dato era l’opposto.
Il 95% delle aziende agricole, produttrici Food&Beverage, aveva un sito aggiornato, un e-commerce proprio e un profilo aziendale nei social attivo!
Il nostro Paese, ben presto, sarebbe stato conquistato da aziende estere pronte a vendere i prodotti italiani sulle loro piattaforme, costringendo i produttori a perdere competitività.

D: come funziona il Club dei Produttori?
R: Il modello è semplice: si aderisce al club con una quota annuale di 187€, da contratto il produttore vende almeno 395€ di prodotti, fino ad un massimo di 1.500€ annui.
Come? Con i concorsi a premi di Fight Eat Club!
Gli iscritti al concorso on line, nei tre mesi di concorso, devono acquistare i prodotti dei produttori del Club, ovvero i FighterBox mensili in cui troveranno dentro un certo numero di prodotti, realizzare contenuti video e social per ottenere punti (tag per le aziende), vendere a loro volta i box ad amici e parenti per ottenere altri punti.
La motivazione è il premio finale del concorso: 2.500€ in denaro e uno stage tutto pagato presso uno Chef Stellato o nota FoodBlogger.
Il Club dei Produttori, quindi, permette la vendita dei prodotti, la creazione di contenuti video con i prodotti e la visibilità in internet e sui social dei prodotti e produttori stessi.
Quindi il produttore continua a produrre eccellenze alla vendita e alla visibilità ci pensa il Club.

 

Fight Eat Club,  chef in concorso

«Professione Food, per dare visibilità ai cuochi amatoriali»

D: Antonio, invece perché l’esigenza di Professione Food?
R: Professione Food nasce sempre dall’esperienza di Fight Eat Club, o meglio dall’idea stessa di Fight Eat Club: permettere ai cuochi amatoriali di ottenere una “democratica” visibilità del loro talento in cucina.

D: democratica?
R: Sì, mi spiego.
Ogni TV italiana ha un programma di cucina, ma possono partecipare solo un numero ristretto di cuochi.
Pensa che, solo per MasterChef, in dieci anni si sono iscritti quasi 500 mila persone, ma in ogni serie solo 10 cuochi partecipano.
Anche per i social, parlo per influencer e foodblogger, è lo stesso.
Solo in pochi riescono ad avere la visibilità in rete.
Come si ottiene questa visibilità?
Sempre spendendo soldi e tempo: marketing, sponsorizzazioni e azioni costanti e durature nel tempo.

D: Immagino che allora ti abbia fatto due più due e tratto le dovute conseguenze?
R: R: Esatto!
Vedo che in questi anni la tua capacità di reazione a stimoli esterni è migliorata 😊
Abbiamo, da un lato aziende produttrici e sponsor interessati a vendere i prodotti aumentando la visibilità del loro brand, oltre a buongustai interessati a video ricette ed imparare a cucinare, e dall’altra parte oltre 11 milioni di cuochi amatoriali e professionisti vogliosi di mostrare il proprio talento, di emergere, ma soprattutto di guadagnare dalla loro passione culinaria!
Nasce Professione Foodun portale che metterà in contatto la domanda delle aziende associale al Club all’offerta di servizi dei nostri cuochi amatoriali, chef, influencer e food blogger.
Un percorso “professionalizzante” che permetterà di arrotondare il proprio stipendio o di diventare un professionista del settore.

 

La rivoluzione di Fight Eat Club, da un'idea di Antonio Prestieri

Fight Eat Club, la rivoluzione digitale

D: Antonio, mi sembra chiaro che la tua azienda sia matura per stupire il mercato e rendere l’Italia non più sottosviluppata nel digital marketing?
R: stiamo assistendo ad una rivoluzione creata dalla necessità.
I dati dicono che, per colpa del Covid-19, tante aziende si stanno lanciando nella vendita on-line e tante persone creano nuovi profili social per mostrare come cucinano da casa.
Uno realtà che si incastra perfettamente con Professione Food e Club dei Produttori, due percorsi nati da Fight Eat Club, azienda che è nata nell’on-line e per l’on-line.

Bene, sono sazio.
Ringrazio Antonio Prestieri per l’interessante intervista.
A noi, cuochi amatoriali o chef per professione, non resta che cucinare.
Su Fighe Eat Club ovviamente 🙂

di Mario Monfrecola