02 set 2020

La ristorazione italiana vs Covid-19

fighterchef di fight eat club

 

Era un freddo febbraio del 2020 quanto la terra sotto i piedi di milioni di persone ha iniziato a tremare. L’Italia era il secondo Paese al Mondo ad essere colpito dal Covid-19. Ben presto l’Italia entrò in regime di Lock Down, ossia limitare al massimo i contatti interpersonali, uscire solo per necessità, chiudere le scuole e lavorare da casa.

Il “fermo” italiano ha sicuramente evitato il collasso degli ospedali e ha limitato le morti, anche se oltre 35.000 persone sono decedute ufficialmente per il virus e molte regioni italiane non hanno saputo gestire l’emergenza, gli esperti internazionali hanno riconosciuto all’Italia il merito di aver agito per il bene comune.

 

corona virus

 

Terminata la prima battaglia e in attesa della seconda dei prossimi mesi, l’attenzione è passata alla cura delle ferite.

In questi giorni l’Istat ha evidenziato che:

Il Pil italiano è crollato del 12,4% nel secondo trimestre: il Covid lo porta ai minimi dal 1995

 

Il dato preliminare dell’Istat si confronta con il -13,8% della Francia e il -18,5% della Spagna. Gli analisti di Unicredit temevano un crollo del 18%. Resta la peggior contrazione di sempre, con segno meno in tutti i comparti produttivi. Gualtieri: “Meglio delle attese” (fonte Repubblica.it su dati Istat)

 

il problema della ristorazione italiana

 

Uno dei risultati più evidenti della quarantena nazionale è che il settore della ristorazione è stato tra i più colpiti.

 

Per bar e ristoranti italiani il conto da corona-virus è molto salato: in media, ogni pubblico esercizio ha perso circa 55 mila euro di fatturato, quasi il 30% di quello annuale, per un totale di 11,5 miliardi di euro di ricavi svaniti. A stimare l`impatto economico dello stop su bar, ristoranti e altre attività della somministrazione è Fiepet Confesercenti.

 

Cena al ristorante? 1 su 4 teme il contagio

I ristoranti italiani, come per la maggior parte delle aziende del nostro Paese, hanno subito peggio dei colleghi degli altri Paesi europei l’effetto del lock down per un deficit di sistema:

Italia è Sottosviluppata: L’indice Digitale Europeo pone l’Italia al 24° posto su 28 nella classifica degli Stati membri dell’Unione.

 

L’indice Digitale Europeo pone l’Italia al 24° posto  su 28 nella classifica degli Stati membri dell’Unione.

 

L’arretratezza nel Digitale del nostro Paese ha evidenziato che le imprese italiane hanno due strade:

  1. entrare realmente nel Digitale e cogliere le opportunità di questa rivoluzione
  2. continuare sulla vecchia strada e perdere definitivamente questo treno

Purtroppo i dati dicono che molti ristoranti sono fermi al punto 2.

 

Perché i ristoratori non vogliono entrare nel digitale?

 

  • non sanno come fare
  • non hanno budget per farlo
  • credono di esserci perché “regalano” a piattaforme di prenotazione on line i loro clienti

 

 

digital

 

Le risposte sono sicuramente parziali e generiche, ma chiariscono perché siamo tra gli ultimi Paesi al mondo nel Digitale pur essendo tra le prime nazioni al Mondo.

  • non sanno come fare
    • essendo sottosviluppati nel digitale è evidente il deficit di formazione e cultura
  • non hanno budget per farlo
    • è un falso problema: i ristoratori, come il 99% delle aziende italiane, investono tanto in pubblicità “vecchio modello”: volantini, giornali, coupon, ecc. Investono anche nel digitale, ossia regalano prodotti o pagano “influencer” dei social, che producono solo like per la propria pagina e non per il committente. Il risultato: “il digital non funziona”
  • credono di esserci perché sono su piattaforme di prenotazione on line e/o di delivery
    • in realtà stanno “regalando” a queste piattaforme, quasi tutte non italiane, i propri clienti, anzi stanno anche pagando per farlo! Queste piattaforme chiedono un impegno di tempo, ossia denaro, ai ristoratori per creare offerte (sconti dal 20% in su), contenuti e spingere per ricevere dai commensali “commenti e valutazioni”, ricevendo in cambio una quota annuale e una quota fissa per ogni coperto!
    • stesso discorso per il delivery food. Chi di noi non ricorda che da sempre le pizzerie consegnavano a casa? Ma i costi fissi e la manca occasione di “fare sistema” dei ristoratori ha permesso a queste APP di vendere un servizio innovativo che innovativo non è, perdendo ancora una volta il contatto con i propri clienti, soldi e fatturato

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Quale futuro per i ristanti italiani?

 

Indubbiamente le perdite per Covid-19 sono stata altissime e molti ristoranti hanno chiuso o non sanno se riaprire. L’estate ha per fortuna risollevato il fatturato, ma solo nelle località di vacanza, nelle città il quadro è rimasto critico per la mancanza di turisti stranieri.

In caso di ulteriori restrizioni non basteranno gli aiuti statali su tasse e fondo perduto per aiutare questo settore, servirà cambiare tutto, rivoluzionare il modo di fare ristorazione in Italia.

Non parliamo di qualità dei prodotti o menù, su quello siamo ancora un’eccellenza,

parliamo di innovazione, di sistema Paese, di digitale.

Occorre copiare il modello adottato da altre Nazioni, soprattutto quelle che in pochi anni ci hanno superato in efficienza e fatturato, per garantire e proteggere la nostra cultura eno gastronomica.

Solo con un modello innovativo possiamo difendere le tradizioni dell’eccellenze italiane.

 

Può sembrare un ossimoro ma non è così. Tante innovazioni hanno permesso di mantenere vive le eccellenze del passato. Tante innovazioni hanno permesso di riscoprire prodotti della terra che sembravano ormai scomparsi dalla nostra tavola. Tante innovazioni hanno permesso di mantenere alta la qualità con un’efficienza ed efficacia maggiore.

Occorre solo accettare la sfida ed è essere pronti a cogliere le opportunità.

La nostra azienda ha sempre cercato di modificare lo stato delle cose a favore dell’eccellenza italiana, per questo sono nate le innovazioni di www.sfidealristorante.com e del www.clubdeiproduttori.com